Benvenuti a Kish, dove la gioventù dorata di Teheran sa come divertirsi

Occhi verdi, tratti del viso fini, capelli lisci di un colore biondo chiaro, coperti a malapena da un foulard bianco. Tara indossa una canottierina coperta da una giacchetta firmata, che però lascia intravedere un fisico da top-model, ascolta una canzone di Taylor Swift, sfreccia sulla sua BMW Z4 in mezzo ad una via alberata di palme, ma non si trova a Miami e nemmeno alle Hawaii. “Be Kish khosh amadi” (Benvenuto nell’isola di Kish), dice Tara che si fa intervistare sorridente; lei è venuta a divertirsi nell’isola di Kish, la “Perla del Golfo Persico” per gli iraniani, Gheis nei testi antichi di storia che partono dal quinto secolo a.C., votata nel 2010 dal New York Times come una delle 10 più belle del mondo.

I figli dei bazaarì, i nuovi ricchi di Teheran nord

Sogna proprio New York, Tara, la figlia di un commerciante di tappeti di Teheran, un bazaarì, dove la famiglia ha una casa e dove lei si trasferirà dopo la laurea, anche se è preoccupata dal muslim ban di Trump. Lei viaggia spesso a Kish, l’isola circondata dai coralli che rendono cristallina l’acqua, l’unica del Golfo Persico ad avere sorgenti di acqua dolce al suo interno; il mare attorno all’isola è l’habitat di pesci pagliaccio e altre speci colorate; altri animali sono unici e protetti come le tartarughe giganti, gli squali con la testa a forma di martello e le mante.

La spiaggia delle donne è divisa da quella degli uomini, le ricordo, ma ribatte che basta andare da Alì, una delle tante guida turistiche nell’isola, sui trent’anni, che ti porta in motoscafo su uno dei tanti isolotti disabitati dei dintorni, e ti lascia lì qualche ora con chi vuoi tu, in modo che tu possa nuotare tranquillo e lontano da occhi indiscreti. Un po’ come gli alberghi che ovunque in Iran non danno stanze a persone non sposate, ma a Kish, nonostante le smentite ufficiali, tutti sanno che è possibile far chiudere un occhio agli albergatori.

L’isola di Kish, zona franca del commercio, 92 chilometri quadrati di superfice, forma quasi ovale e a 18 km dal porto iraniano di Charak, è la località balneare numero uno dell’Iran, e con un milione mezzo di visite all’anno, è una delle più visitate del Medioriente; è fuori dalle rotte del turismo internazionale ed è il paradiso dei ricchi dell’Iran, in primis quelli di Teheran.

Soprattutto i figli dei ricchi del nord di Teheran, detti bazaarì in farsi, vengono qui per le vacanze e non solo: l’università Sharif e l’università di Teheran hanno creato qui atenei internazionali, dove sostanzialmente si paga quanto in Inghilterra ed alla fine si può conseguire una laurea o anche un master; ma non è proprio il posto per gente studiosa. Kish, inutile negarlo, è l’isola del divertimento e dell’edonismo, dove la temperatura media è di 27 gradi e si può fare il bagno quasi tutto l’anno; in tutti i ristoranti della città, la notte, c’è musica dal vivo, con band di giovani che cantano e scherzano; la gente accompagna ballando, cantando e urlando.

Occhio che non vede, cuore che non duole

Niente di particolare se non fossimo in un Paese dove il ballo è proibito, le donne non possono cantare, e vige un chiaro codice di abbigliamento. A Kish, invece, sembra che le autorità di Teheran abbiano voluto che ci fosse una valvola di sicurezza, ossia un posto dove la gente possa anche divertisti senza la preoccupazione del foulard per le donne, dove sia possibile mettersi un vestito anche più aperto e dove ci sia la musica ed il ballo; come sulla nave da crociera Dena, dove ogni sera una band fa ballare e cantare la gente che una volta stanca, si siede per consumare la cena guardando il mare della notte. La polizia c’è, la sicurezza è impeccabile, ma “occhio non vede, cuore non duole”.

Gli alberghi più lussuosi dell’Iran come il Dariush, remake di Persepoli con spiaggia privata e ogni comfort, o l’albergo Surinet Maryam, in stile barocco con sport acquatici inclusi nell’offerta, o il lussuoso Toranj, le cui stanze si trovano di fatto in mezzo al mare su una piattaforma circolare, dove si può osservare il tramonto.I divieti di Teheran, scompaiono; le lunghe chiome delle iraniane si vedono troppo frequentemente e si capisce che non per caso le donne si lasciano scivolare con malizia il foulard; s’intravedono anche i corpi forgiati di palestra e i tatuaggi che nell’isola, le donne locali, sanno fare ad arte con l’uso dell’henné.

Dove anche i tassisti sono belli ed eleganti

L’età media degli iraniani è 31 anni e tra i 25mila abitanti dell’isola è difficile trovare due cose: gente anziana e gente brutta. Dai tassisti che guidano fiammanti Toyota e Kia Sportage, alle ragazze delle reception per arrivare persino ai fruttivendoli o ai marinai, i cittadini di Kish (Kishvand in persiano) sembrano essere usciti dal set di un film; impeccabili nel vestire, sorridenti e miti. Nei centri commerciali (ve ne sono almeno una dozzina di grandi dimensioni), si trova tanta merce turca (vestiti), italiana (soprattutto caffe e cioccolatini), europea, gli outlet di Reebok, Adidas, ma poi tantissime merci statunitensi, che un iraniano non vede nel continente. A cominciare dalle Chevrolet Corvette, dai giganteschi fuoristrada Hammer; 150 euro al giorno per affittarli, 200 per una Porsche, anche se non si pò andar tanto veloce; il codice della strada è ferreo: limite massimo medio 50 km/h, cintura obbligatoria per autista e passeggeri, telecamere ovunque, guai a parcheggiare fuori degli spazi contrassegnati e chi gira con la macchina sporca è multato. Ancora una volta, è tutto diverso da Teheran dove la principale causa di morte sono gli incidenti stradali.

Il sogno dello Scià che la Rivoluzione non ha cancellato

L’idea di Kish venne in mente allo Scià, negli anni ’70. Mohammad Reza Pahlavi aveva pensato a un’isola piena di casinò e altri svaghi, con due Concorde che la collegassero a Parigi e Londra, una precoce idea di Dubai, quando l’emirato arabo era solo cammelli e deserto. Dopo la rivoluzione via i casinoò e le escort e pure i turisti stranieri, ma è rimasta l’idea di esenzione fiscale, zona franca (introdotta dalla Repubblica Islamica) e grande luogo di divertimento. Oggi i turisti stranieri stanno tornando; si vedono i russi, qualche italiano, addirittura, si è trasferito nell’isola, “la Isla Bonita” era troppo bella per rimanere nascosta.

In essa sorge un delfinario unico in Medioriente, un parco degli uccelli pieno di pavoni, una palude dei rettili con i coccodrilli, un parco acquatico a tema, club di sport acquatici come lo sci nautico, il moto d’acqua, lo spettacolare parasailing; il tutto a prezzi bassissimi: 3 euro per affittare per un’ora una bici e potersi fare il giro dell’isola sulla pista ciclabile, contrassegnata in verde, che segue la linea della costa. Attrazioni anche archeologiche, con reperti del periodo Achemenide. Selgiuchide e Safavide.

Dal 18 luglio 2011 vi è la prima Borsa Valori al mondo che permette la compravendita del greggio in valute diverse dal dollaro USA, secondo i contratti ammessi dalla legge islamica, la sharia. Sono negoziati anche gas naturale e derivati sul petrolio. Le valute più utilizzate sono l’Euro, lo Yen, il Rial iraniano e il Rublo russo. Un grande salone per le fiere, che ospita anche appuntamenti internazionali rilevanti come la fiera aerospaziale iraniana. Monumento simbolo dell’isola, la “Keshti’ Yunani”, nave commerciale greca che si è arenata dinanzi all’isola agli inizi del 20esimo secolo ed è rimasta obliqua in mare, come una sorta di torre di Pisa in versione marina.